
I cartelli escursionistici indicano la via: a destra per la Sorgente di Carulin, a sinistra la Cappella in direzione del Colle S. Bernardo. Forse per abitudine o forse perché il tragitto è più breve, ci avviamo verso la fontana. Non è più una larga carrareccia come la precedente ma uno stretto sentiero, sempre pianeggiante, che si addentra in una vegetazione lussureggiante risalendo la sponda sinistra del rio di Rocca Gianca; grotte e belle formazioni carsiche, censite dai gruppi speleologici, si affacciano sul percorso.
Rapidamente raggiungiamo il fontanile da cui sgorga, facilitata da manufatti umani, l’acqua fresca cosiddetta “di Carulin”. Anche qui è presente una panchina dove si può fare sosta. Tornati rapidamente sui nostri passi, riprendiamo la carrareccia principale, che attraversa un ponte e risale il rio Roncumorsu, verso la Cappella raggiungibile in pochi minuti. I due rii, unendosi all’altezza del bivio, danno luogo al S. Mauro. L’ambiente è più aperto e mentre alla nostra sinistra scorgiamo il ruscello, attraversato da alcuni ponticelli che tralasciamo, a destra si spalancano ampi prati dove ancora oggi possiamo vedere le vacche al pascolo, preannunciate dal suono dei campanacci.
La strada sale un pochino poi ripiana ed in fondo ad un tratto quasi rettilineo scorgiamo i ruderi della Cappella di S. Mauro. Possiamo credere che coloro che, per bisogno, si allontanavano dal paese, affrontando fatiche e spesso pericoli, probabilmente affidavano alla loro fede, lì rappresentata, le speranze di un ritorno, così come chi rientrava dal viaggio, scorgendola, la salutava, rendendole omaggio, simbolo di salvezza non solo celeste ma anche terrena. Oggi è un edificio diroccato nel quale si notano le sembianze di antichi affreschi, immagini nelle quali i nostri avi riponevano fiducia.
Per noi i prati circostanti erano spazi di avventura, meta di escursioni in bicicletta e di pic-nic all’aperto che spesso si concludevano con un’estemporanea padellata di patate fatte friggere su un rudimentale braciere nei pressi di quelle vecchie mura. Olio, padella, un sacchetto di patate, sale, fiammiferi, un vecchio quotidiano e la puera: un modo alternativo per fare merenda.
La strada prosegue ma noi ci giriamo, avendo terminato il compito intrapreso: ripercorrere, descrivendo percorso ed emozioni questa che è una delle più belle passeggiate campestri dei dintorni. “Tempo fa un uomo, vedendo per la prima volta il breve sentiero che conduce alla fontana di Carulin, lo paragonò ai giardini del suo paese, il Giappone. Luoghi dove il passeggiare è esperienza spirituale”. Ne ho sorriso, ma forse il suo animo orientale aveva colto ciò che allora non vedevo.
Nella foto: La cappella di S. Mauro in abito invernale.
Scritto da Maurizio Gualdi