
Prima di Don Rossi a Valdinferno non c’era niente, lui ha portato la felicità
Così lo ricorda Angelo (conosciuto da tutti come Angelino), che ha vissuto nella frazione garessina negli anni cinquanta quando il prete di origini monregalesi ha iniziato il suo servizio presso la parrocchia.
Don Giovanni Rossi è nato nel 1925 e negli anni ’50 doveva partire per fare il missionario. I genitori, che avrebbero voluto che il figlio rimanesse vicino a loro, fecero cambiare idea al vescovo, che decise così di mandare il giovane Don Rossi a Valdinferno “che tanto è come andare missionari”. La frazione, infatti, non era collegata con nessuna strada a Garessio, contava 300 abitanti circa e non c’era la centralina della luce. Il primo lavoro di Don Rossi per la riqualificazione del paese fu rimettere in sesto il tetto della chiesa, che fece fare prima in lamiera e, solo in un secondo momento, in cemento. Ma non solo: la fece anche pitturare. Si è poi occupato di far arrivare la luce elettrica a Valdinferno, facendo mettere una centralina da una impresa di Mondovì. I pali della luce vennero portati in spalla da Angelo, don Rossi e altri due ragazzi da Luvia (vicino a Cappello, sulla strada per arrivare al Colle di Casotto). Un giorno il padrone della tenuta di Valcasotto e del castello di Casotto- il signor Baldracco – gli aveva dato il permesso di andare a prendere dei tronchi per costruire i pali nella sua tenuta, ma i ragazzi erano stati presi alla sprovvista da una tormenta di neve che li aveva costretti a fermarsi da Armando Sereno, che li aveva gentilmente ospitati e sfamati. Solo quattro anni dopo è arrivata l’Enel.
Il prete era un tuttofare, infatti si improvvisava anche il dottore per chi ne aveva bisogno. Per questo, e anche perché insegnava alle scuole medie, aveva la necessità di spostarsi verso Garessio, e l’assenza di una strada lo costringeva a scendere a piedi. Così decise di farne costruire una, facendo pressione sul municipio di Garessio. A quel punto si comprò una moto: una Guzzi Galletto.
Un altro ricordo che fa sorridere Angelino è il fatto che al Don piaceva mettere la musica per il paese. Infatti, c’erano tre altoparlanti sul campanile per intrattenere i compaesani mentre lavoravano, con canzoni degli alpini, che grazie a ciò sentivano che la giornata di lavoro passava più velocemente. La musica risuonava per tutta la valle, tanto da arrivare fino a Trappa e sul Monte Antoroto.
Non stava mai fermo Don Rossi: con il mulo chiesto in prestito dalla famiglia di Angelo, andava a prendere la sabbia per lavorare alla chiesa, alla canonica e alla scuola nuova che aveva fatto costruire. L’albergo, che si trova ancora a Valdinferno, era stato in funzione durante tutta la permanenza di Don Rossi: lo aveva fatto costruire lui e lo aveva intestato alla sorella. Non si capiva dove trovasse tutte le energie, visto che mangiava pochissimo! Alla sera diceva la benedizione intorno alle 20.30, stava un po’ in paese con i suoi amici e poi partiva con il suo Galletto e andava a Villanova per sistemare e legare il grano che il padre tagliava durante il giorno. Alle sette della mattina dopo era di nuovo a Valdinferno a dire la messa (infatti era molto puntuale e non gli piaceva mancare ai suoi impegni di sacerdote). Proprio una sera mentre stava scendendo a Villanova, passando da Pamparato, per delle dinamiche non ben chiare al Angelino, finì sotto un camion. L’autista era preoccupato di aver investito e ucciso un prete, ma Don Rossi esclamò da sotto il camion “non sono mica morto, sposta ‘sto camion”. Il don non si era fatto nulla, era salito sul suo Galletto e aveva proseguito per la sua strada.
Don Rossi fece anche costruire l’acquedotto, in modo da far avere l’acqua corrente ai suoi compaesani. Questa è stata, però, la sua ultima opera come prete di Valdinferno; infatti, dopo gli anni Sessanta, è stato richiamato a Mondovì. Ricorda Angelo che il giorno della sua partenza erano tutti tristi e per questo non gli hanno fatto nessuna festa di addio, perché volevano che rimanesse, visto tutta la felicità che aveva regalato alla frazione. Lo avevano però accompagnato tutti con il pullman fino a Mondovì. La sua permanenza nel monregalese è durata poco, perché è poi partito come missionario per la Corea. È rimasto in Corea diversi anni, finché non si è ammalato ed è stato costretto a tornare a Mondovì. Qui è morto nel 2000. Dopo don Rossi ha preso la carica di prete del paese Don Solari, che poi si è spostato a Priola, da quel momento i preti di Garessio salivano e scendevano a Valdinferno per dire una funzione ogni tanto, soprattutto a San Ludovico, quando c’era anche la processione.
Sono tanti i ricordi di Angelo del suo amico Don Rossi, qui ne riportiamo alcuni:
Era un uomo molto generoso e ogni anno a Natale faceva dei regali ai bambini: un anno aveva fatto fare un mongomero (cappotto) e un paio di scarpe. Inoltre, aveva fatto costruire il primo forno moderno a gasolio che aveva regalato agli abitanti e poi sistemato nell’osteria di Libero. Aveva anche comprato un biliardo da condividere con chiunque volesse giocarci e Angelo lo aveva accompagnato a Valcasotto. Erano partiti entrambi con gli sci, sono passati da Garessio 2000. Don Rossi si era fatto male a una mano, ma aveva continuato a sciare. Con il venditore si erano messi d’accordo per farlo portare con un camioncino almeno fino a Garessio, poi in qualche modo lo avrebbero portato fino a Valdinferno. Sulla strada del ritorno don Rossi, che come avevamo già accennato non mangiava granché, si era sentito particolarmente debole, tanto che il suo compagno voleva che si fermassero al rifugio Silvietto per mangiare un boccone, ma don Rossi si era rifiutato: era in ritardo per dire la benedizione della sera! Quando il biliardo è arrivato a Garessio qualche giorno dopo, Angelo si era offerto di andarlo a prendere, visto che la strada non era ancora stata fatta costruire dal Don; infatti, lo aveva caricato sul mulo e portato in paese. Nel 1951, poco dopo il suo arrivo, Don Rossi, insieme ad Angelino e altri sette volontari avevano portato la madonnina che ancora oggi si trova sul monte Antoroto facendo a turno per caricarsela sulle spalle (pesa infatti 120 kg!). È stato proprio per volere di Don Rossi che la vecchia croce era stata sostituita con la Madonnina, che per altro è la stessa che c’è ancora oggi!
Angelino non poteva non commuoversi raccontando queste storie, era infatti molto amico di Don Rossi, avevano passato tanti anni della loro giovinezza insieme, aiutando i loro compaesani e, facendolo, si erano divertiti molto. Allo stesso tempo, però, quando raccontava certe storie ogni tanto rideva al ripensare a quante cose avevano fatto insieme.
Angelo ci ha promesso altre storie, che con l’aiuto della nipote Chiara stiamo raccogliendo in modo da far rivivere e magari far tornare alla memoria vecchie storie di Valdinferno e della Valle che anche i nostri e vostri nonni vi hanno raccontato.

Scritto da Francesca Bianco