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Il Mortorio Garessino: Una Tradizione che Vive da Secoli

- 19/04/2025

Il Mortorio Garessino è una delle tradizioni pasquali più sentite della comunità di Garessio, che affonda le sue radici in più di due secoli e mezzo di storia. Sebbene alcuni storici collochino la prima rappresentazione al 16 aprile 1433, non esistono documenti ufficiali a confermare questa datazione, mentre una più accreditata risale al 1541. Se fosse davvero così antica, giustificherebbe l’uso del termine “medioevale” che, già nel secolo scorso, appariva su alcuni manifesti pubblicitari dell’evento. Tuttavia, sembra che la tradizione abbia preso forma definitiva nella metà del Settecento, quando la sacra rappresentazione, vanto di Garessio, iniziò a consolidarsi. Da allora, l’evento è stato celebrato con una certa continuità, seppur con vicende alterne. La sua cadenza è variata nel tempo, a seconda delle risorse economiche della Confraternita e delle contingenze storiche, con periodi di pausa che si sono interrotti solo nel 2017. Oggi, dopo una lunga sospensione causata dalla pandemia, c’è la speranza di una sua ripresa, che possa regalare nuove emozioni agli spettatori.

La Sacra Rappresentazione: Un’Originalità Garessina

A differenza di altre celebrazioni pasquali, il Mortorio Garessino presenta un’originalità: alla tradizionale processione del Venerdì Santo si aggiunge una recita che ricostruisce la scena della Deposizione di Gesù dalla Croce. In essa, prendono parte personaggi come la Madonna, San Giovanni, la Maddalena, le Pie Donne, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea e il Centurione. Dal dopoguerra, la rappresentazione si è arricchita di nuovi quadri, compreso il monologo di Giuda, completando così il ciclo della Passione di Cristo. Un aspetto distintivo della rappresentazione è che, originariamente, non c’era la parte di Gesù, e ancora oggi, nel testo tradizionale, il Cristo non parla: la sua figura viene “doppiata” da una voce fuori campo. La statua che rappresenta Gesù viene deposta dalla Croce e, successivamente, portata in processione.

Innovazioni e Trasformazioni nel Tempo

Nel corso degli anni, il Mortorio ha subito delle trasformazioni. Nel 1897, o nel 1902, ad esempio, le donne furono introdotte nelle parti femminili, mentre in precedenza gli attori erano tutti uomini. Questa novità suscitò delle polemiche tra i membri più conservatori della Confraternita. Con l’avvento della fotografia, negli anni successivi, le cartoline divennero un mezzo importante per preservare la memoria di questa tradizione. Nel 1760, una nuova processione venne aggiunta, all’alba della domenica di Pasqua, in onore della Resurrezione di Gesù: processione di gioia, quanto l’altra era di dolore e di pietà. Fu organizzata dai Confratelli della Compagnia dei Disciplinanti, che commissionarono la realizzazione della statua del Cristo Risorto a Genova. Oggi, la processione di Pasqua si è fusa con gli altri momenti del Mortorio, diventando una parte fondamentale della celebrazione.

Il Coinvolgimento Emotivo e la Processione dell’Interro

Il Mortorio non è solo una rappresentazione teatrale, ma anche un’esperienza emotiva che coinvolge profondamente chi partecipa e chi assiste. La suggestione della sacra rappresentazione, l’ingenua poesia dei testi recitati e cantati, non mancano di emozionare il pubblico presente. La processione del Venerdì Santo, un tempo detta “dell’Interro”, alla quale prendono parte tutti i personaggi della recita, i pifferi, i tamburini e i soldati a cavallo, attraversa le antiche vie di Garessio illuminate dalla luce delle fiaccole, trasformandole per l’occasione nell’antica Gerusalemme. Questo momento speciale riesce a far rivivere l’emozione della vera Passione di Cristo, creando un’atmosfera unica che resta impressa nei cuori degli spettatori.

Si ringrazia Luca Locci per il materiale fotografico.

Scritto da Romana Canavese

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