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Massi da scalare tra faggi e castagni a Valdinferno

- 28/04/2024

“Le piccole valli, che vanno a finire nella principale, ed i declivi dè monti sono qua e là adorni di solitari villaggi, la cui biancheggiante torricella spicca tra il verde cupo dè castagni. Tra questi villaggi sono a nominarsi Valsorda, Mursecco, Mindino, Cappello, Trappa, Valdinferno, [..]. Di tali nomi il più strano è certo quello di Valdinferno, dato alla regione, che prima chiamavasi Vallombrosa, o perché vi si vide in tempi antichi quantità di fuochi naturali, (forse di gas idrogeno carbonato, o idrogeno fosfato), ovvero più probabilmente per la maestosa orridezza della valle, che a mezzogiorno è limitata, come da muro colossale, da un’altissima e spaventosa rupe, che distaccatosi dal monte Antoroto, alto 2144 m sul mare, corre verso oriente fino alle sponde del Tanaro”.
Questa era la curiosa descrizione di Valdinferno del prof. V. Zitta contenuta nel primo paragrafo degli Appunti Storici su Garessio per un Garessino pubblicata a cura del comune di Garessio ben centoquarantaquattro anni fa e precisamente nel 1880, ma sarà proprio sul fronte opposto rispetto a quelle colossali pareti che impressionavano i viandanti dell’epoca che nascerà timidamente alla fine degli anni ’70 la prima scintilla del bouldering a Valdinferno.

Bouldering a Valdinferno diventerà nel 2016, grazie a Giovanni Massari, il titolo della prima guida illustrata sui massi nascosti tra i castagni secolari, un tempo fonte vitale per tutta la comunità.
Oggi i castagni superstiti sono testimoni silenziosi, di un mutamento epocale che ha visto per secoli il primato delle terre alte sulla pianura, e poi come un boomerang una totale inversione degli avvenimenti, l’abbandono, lo spopolamento, e il bosco di ritorno che tutto ingloba e soffoca, ma i massi restano immobili e disponibili ad attirare nuovi uomini e donne, ragazzi e ragazze per offrire nuove opportunità di vivere e ritrovare uno spazio nel quale faticare, sudare, ridere, scherzare, urlare, cadere, credere, insomma scalare nella natura ancora ancestrale di Valdinferno.
Il versante della Cresta Bruciata è suddiviso in tre settori dove è possibile trovare bellissimi massi di quarzite: basso, mediano e alto, ma in tempi più recenti grazie soprattutto all’impegno di scalatori locals come Filippo Canavese e molti altri, è nato il settore “supremo”.

In evidenza la zona bouldering

Un Giorno Fantastico

Capodanno 2023 a Valdinferno è trascorso da pochi giorni in compagnia di alcuni amici del gruppo sportivo dell’Escape Climbing Garden di Collegno e le condizioni ambientali sono ancora buone, ma le vacanze stanno per finire, mi restano poche possibilità per riprovare una via del settore “alto” ancora mai salita descritta nella guida dei massi come “progetto di microprese in strapiombo”, la più dura della valle. Faccio un giro giovedì 4 Gennaio per provare qualche movimento in una splendida giornata di sole, sembra primavera, poi l’idea è lavorarci domani, ma le previsioni danno NEVE! Accidenti mi resta solo un giorno poi devo rientrare a casa. Dopo ben tre anni di tentativi e ventidue giornate passate sotto lo stesso masso alla ricerca della prima salita, non potevo rischiare di dover rimandare tutto non sapendo quando avrei potuto tornare. Decido allora di andare con mio padre a montare un telo di plastica costruendo una sorta di casetta sopra al masso per evitare che si bagni con la neve, nella speranza che tutto regga! Maledizione le previsioni sono azzeccate e venerdì nevica, quindi fermi a casa davanti al camino. Arriva il sabato e per fortuna il sole splende! Ultima possibilità altrimenti salta tutto al prossimo anno! Arrivo al masso insieme a mio padre e controlliamo se la roccia è bagnata o meno e se il telo ha tenuto la neve, pare tutto perfetto! Dopo un rapido riscaldamento provo un paio di movimenti per percepire di nuovo le posizioni giuste del corpo e le sensazioni sono positive, ma mi trovo a cadere ad un passo dalla fine rischiando di tagliarmi i polpastrelli a causa della roccia molto tagliente. Mi è rimasta poca pelle, ultima possibilità, riparto determinato, e arriva il tentativo tanto atteso in cui finalmente tutto è perfetto e con un urlo liberatorio che echeggia nella valle riesco a portare a termine questo progetto pluriennale riuscendo nella 1° salita del masso.


Penso che la bellezza di questo sport sia proprio il porsi degli obiettivi più o meno ambiziosi ed essere disposti ad impiegare anche tre anni di energie per salire un semplice masso; mi immagino se mi avesse visto un vecchio montanaro di Valdinferno cosa avrebbe pensato: ma ti te folu!
Tutto il percorso di crescita che si vive per il raggiungimento di uno scopo che ci si è posti, è un insieme di esperienze sempre nuove e uniche, una possibilità per capire quali siano i propri limiti e come lavorarci per spostarli sempre più in alto. Tutto questo è stato possibile perché attorno a me ci sono state molte persone che mi hanno supportato tantissimo e senza le quali non sarei mai arrivato ad essere lo scalatore che sono e perciò ringrazio tutto il gruppo della mia palestra di arrampicata, l’Escape, e chiaramente la mia famiglia, che mi ha sempre aiutato e soprattutto mi ha portato ad amare questa splendida valle così ricca di storia e che avrebbe bisogno di essere valorizzata. Questo per dire che nonostante l’arrampicata sia uno sport individuale (dal 2020 disciplina olimpica), in realtà si completa pienamente grazie all’appartenenza ad un gruppo sportivo, una squadra con cui condividere esperienze, sensazioni, sentimenti di ogni genere. Grazie!


Masso: Cape Canaveral
Via: Luçe 8b/+

Articolo scritto da Davide Maria Giachino e Giovanni Giachino.

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