
Un manufatto di legno, di ferro, di muratura o di cemento armato che serve per assicurare continuità alla viabilità attraversando un corso d’acqua. Questa è la definizione di ponte che ci fornisce l’enciclopedia Treccani, ma per gli abitanti di Garessio il ponte Odasso1 è stato sicuramente qualcosa di più. Attorno a quel ponte si è sviluppato uno dei punti nevralgici della nostra comunità, tanto che nel giro di pochi metri attorno alle sponde che vengono fatte convergere dalla struttura si possono trovare in ordine sparso: un fitto intreccio di attività commerciali (un’altissima percentuale rispetto a quelle di tutto il paese); due chiese (Santa Caterina e San Rocco); il parco giochi comunale (noto ai più come i giardinetti, luogo che ha fatto da nido per intere generazioni di garessini dai 3 anni fino all’adolescenza); il campo sportivo e la pista di pattinaggio (con annesso campo da basket); la scuola media G. Fasiani con la sua palestra; la piazza del mercato (per gli ossessionati dalla toponomastica piazza Indemini) vero cuore pulsante dei venerdì mattina garessini. Insomma, pare ormai del tutto pacifico affermare che attorno a quel ponte si sia costituito il vero centro della vita garessina, questo chiaramente a discapito della simpatica resistenza campanilista dei garessini provenienti da borgate differenti dal c.d. Ponte Cuntrò (ben inteso, trai campanilisti vi è anche chi scrive). Una simpatica testimonianza del ruolo svolto dal ponte in tutti questi anni è che, durante il mandato da sindaco del Gen. Mario Odasso (proprio colui a cui poi il ponte è stato dedicato, in onore del suo apporto alla comunità garessina e poiché per molti anni aveva vissuto proprio lì affianco), fosse stato rinominato da una parte dei concittadini il vero ufficio del sindaco (su lì l’è u veru iffisiu du shendicu2) proprio perché era divenuto il luogo ideale per raccogliere gli umori del paese e mantenersi a contatto con la popolazione.

Ogni garessino, e ogni appassionato del posto, ha sicuramente nel proprio archivio emotivo molti ricordi felici legati a questo passaggio, tra questi alcuni sono diventati un vero patrimonio della comunità: si pensi al tratto finale della prova spinta della Carrera Saracina (uno degli eventi più caratteristici della nostra tradizione, per anni inserita nel contesto del Palio dei Rioni/delle Borgate, e per più di sessant’anni appuntamento fisso dell’estate garessina) che radunava intorno al ponte centinaia di persone, oppure si pensi alle tanti Notti Bianche di cui il ponte era il centro principale.
Come tutte le storie che si rispettino però, anche questa, non è priva di tormenti. Infatti, dopo aver attraversato numerose piene nel corso degli anni, il ponte si è ritrovato al centro di una delle pagine più tristi della storia garessina: le tre alluvioni del 94, del 2016 e del 2020. Le ultime due rappresentano un ricordo ancora vivo anche per i più giovani, molti dei quali (muniti di pala e gambali) si sono mobilitati al fianco della comunità per aiutare a liberare dal fango e dai detriti del fiume gli edifici colpiti dall’inondazione (tra questi vi sono le attività commerciali e la scuola di cui sopra, ma anche tante abitazioni e tanti garage). Anche in quella pagina, che come detto è una pagina molto triste della nostra storia recente, il ponte Odasso ha saputo lasciarci un ricordo positivo riuscendo a mostrare un volto di Garessio spesso rimasto celato, un volto solidale e unito ( come quello dei famosi angeli del fango), un volto che è l’incarnazione di quei valori di garessinità che abbiamo avuto modo di approfondire nella prima uscita de Il Garessino.

Proprio l’alluvione del 2020 (per una testimonianza video v. 3), anche a causa della gravità dei danni e del poco tempo trascorso dopo quella del 2016, ha portato definitivamente alla luce le criticità (già evidenziate da alcuni negli anni precedenti) legate alla struttura del ponte, che con le sue colonne e la bassa altezza delle sue campate finiva per fare da tappo al flusso d’acqua favorendone l’esondazione durante le piene. Proprio a causa di queste problematiche, nei giorni immediatamente successivi al fatto, l’amministrazione comunale (seguita poco dopo anche da quella regionale) ha reso noto che si sarebbe proceduto all’abbattimento del ponte. Il ponte Odasso, per come lo avevamo conosciuto fino ad allora non esiste quindi più, i lavori di abbattimento sono iniziati dopo neanche un mese dall’alluvione e si sono ormai conclusi da un pezzo (ne sarebbe passata di acqua sotto il ponte, si potrebbe dire), con il passaggio pedonale che in questi tre anni è stato provvisoriamente delegato a una passerella di ferro in attesa della ricostruzione del ponte Odasso. Nel mese di febbraio dell’anno scorso il noto designer Giorgetto Giugiaro, affiancato dal team di professionisti della “Giugiaro architettura” e “Tecse engineering”, ha presentato il progetto per il nuovo ponte dal costo di 2 milioni e 700 mila euro finanziati con fondi Pnrr richiesti dalla Regione Piemonte. I lavori della ricostruzione hanno mosso i primi passi proprio negli scorsi mesi e inizieranno ufficialmente a marzo, proprio la comparsa dei primi cantieri in piazza del mercato (a metà dicembre) ha sollecitato le redazione de Il Garessino a scrivere a riguardo. Vista l’importante storia del ponte, e vista la mole degli argomenti catalizzati dalla sua ricostruzione, abbiamo deciso di trattare le varie questioni e le varie storie collegate a quest’opera attraverso più articoli con l’intento di accompagnare l’opera di ricostruzione (il termine dei lavori è stato fissato per ottobre) ascoltando più voci possibili.

Insieme alla storia del ponte Odasso ci siamo posti quale obiettivo di questi articoli quello di interessarci anche alle evoluzioni di un altro ponte, meno centrale e meno storico, ma comunque molto importante per la viabilità e l’economia non soltanto del nostro paese; parliamo del ponte Lepetit, che oltre a collegare i due lati del fiume connette la statale SS28 con la SS582, anche questo ponte è stato abbattuto e sugli sviluppi a riguardo si sa ancora molto poco; il risultato è che durante questi tre anni il traffico è stato completamente canalizzato nelle vie centrali di Garessio (con un congestionamento del traffico cittadino a cui certamente non eravamo mai stati abituati) e che alcune opere sono state bloccate proprio perché questo passaggio secondario non garantiva lo spazio sufficiente.

Abbiamo deciso di chiamare questi articoli lettere dal ponte, proprio con l’idea di dare una voce a chi si è trovato a vivere il disagio di quella situazione in maniera diretta, ma cercando di valorizzare la storia di un collegamento che ha impedito che il Tanaro dividesse in due il paese e che è diventato uno dei simboli del nostro territorio.
Nella prossima lettera dal ponte, che uscirà la prossima settimana, vorremmo partire col dare voce ad alcuni commercianti (che ringraziamo in anticipo per la disponibilità) e alle storie delle loro attività legate a doppio filo con quelle del ponte e dell’alluvione.
Dal ponte per ora è tutto, a presto!
- Per la foto d’epoca utilizzata come copertina dell’articolo i crediti sono di Roberto Allamandola, che ringraziamo. ↩︎
- Non sappiamo se sia scritto nel modo più corretto, ma è quello che chi scrive ha ritenuto più efficace per rendere al meglio la pronuncia garessina. ↩︎
- https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4602519809789767&id=100000953801969 ↩︎