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La “Via del Sale” e l’Arma Veirana: in cammino tra storia e preistoria

- 18/12/2023

Tra i tanti sentieri che si diramano nei nostri territori, sicuramente degna di nota è la Via del sale – o meglio, la “Via del sale” che collega Garessio a Zuccarello, nell’entroterra di Albenga.
La precisazione è necessaria, in quanto sono numerose le strade chiamate in questo modo, che collegano la costa alla pianura, attraversando le montagne liguri e del basso Piemonte.

La Via del sale, come detto, collega l’Alta Val Tanaro alla piana di Albenga, attraversando le Alpi Liguri in corrispondenza del Colle San Bernardo, nel territorio di Garessio. Il sentiero, superato lo spartiacque, declina verso il mare seguendo il percorso del torrente Neva, che dà il nome alla valle divisa tra Piemonte e Liguria: il confine, infatti, non segue la catena montuosa, ma è stato tracciato molto più a valle, poco prima del Comune di Erli. Oltre al parco eolico costruito presso il Colle San Bernardo, dunque, si continua a lungo nel territorio di Garessio, che si spinge fino a pochi chilometri dalla costa. Il percorso passa per Cerisola, l’ultima frazione di Garessio prima della Liguria, caratteristico borgo isolato nella valle del Neva, immerso dei boschi alle pendici del Monte Galero.
Dopo Cerisola, la strada si dirige verso Erli, costeggiando la riva sinistra del torrente Neva, attraversando boschi un tempo frutto di sostentamento per chi viveva in questi luoghi. A testimonianza della intensa attività degli anni passati, proprio a fianco del sentiero è ancora presente lo spazio riservato alla carbonaia: fino agli anni ’50, qui veniva preparato il carbone, bruciando lentamente la legna raccolta nei boschi circostanti, ed il luogo, durante tale lavoro, era presidiato giorno e notte, per evitare che le fiamme si propagassero. Oggi i boschi non si presentano più con l’aspetto curato di un tempo, ma è possibile percorrerli facendosi circondare dalla natura, sempre accompagnati dal torrente, che scorre pochi metri più in basso. La Via del sale giunge poi in Liguria, ove incontra prima Erli, piccolo paese costruito sul ripido versante della valle, e poi Zuccarello, famoso per il borgo medievale.

Proprio a ridosso del confine tra Piemonte e Liguria, sita nel territorio di Erli, in una zona che in passato era frequentata anche dagli abitanti di Cerisola, si trova l’Arma Veirana, piccola grotta dalla suggestiva forma triangolare, scavata per una quarantina di metri in una parete rocciosa che sovrasta l’alveo del torrente. Per secoli è stata usata come riparo dai pastori e chissà da quanti tra coloro che percorrevano la Via del sale in direzione del Piemonte o del mare. Certo essi non potevano immaginare che la grotta contenesse alcuni dei ritrovamenti archeologici più importanti degli ultimi anni. A partire dal 2015 infatti diversi archeologi, appartenenti ad università italiane e non, hanno portato alla luce tracce di antichissimi stanziamenti umani, che hanno permesso di constatare, tra l’altro, che anche queste zone erano popolate da uomini di Neanderthal, la cui presenza nel sito risale a ben 50.000 anni fa. A fare scalpore – e a conferire alla piccola grotta quasi invisibile tra i boschi della val Neva fama internazionale nella comunità scientifica e non – è stato il ritrovamento della sepoltura di una neonata, ribattezzata Neve, risalente a diecimila anni fa. Il ritrovamento è in effetti di grande rilievo scientifico, considerata la estrema rarità di sepolture del genere riportate alla luce – quella dell’Arma Veirana è attualmente la sepoltura di neonato più antica d’Europa. La scoperta ha permesso di studiare i comportamenti degli uomini del tempo, offrendo interessante materiale, oltre che agli archeologi, anche all’antropologia. Il corpicino, infatti, era stato avvolto in un panno – probabilmente un marsupio che veniva usato per trasportare più agevolmente i neonati – e attorno ad esso furono posizionati rudimentali gioielli, composti di conchiglie forate, che probabilmente avevano un valore simbolico-religioso. La scoperta, come si diceva, ha garantito ampia visibilità alla grotta, e non solo in ambito strettamente scientifico, dati i numerosi servizi dedicati al sito dai mezzi di informazione.

Procedendo verso Erli, poco dopo la grotta ci si imbatte nel caratteristico ponte che permette di attraversare il Rio Gazzo: un suggestivo ponte in pietra, risalente all’epoca tardoromana, ancora oggi ben solido e recante, impressi nella pietra, i segni lasciati dagli zoccoli degli animali che accompagnavano i viandanti. Il ponte si trova proprio presso la confluenza del rio Gazzo (il cui corso in tale punto è scavato nella roccia) col Neva, e il tutto crea un bellissimo angolo, dove la bellezza della natura e dell’opera dell’uomo si sommano e completano.

Così, ecco che nel giro di poche centinaia di metri si passa da antichissimi insediamenti, risalenti ad oltre cinquanta millenni fa, ad un’opera che di anni ne ha “solo” (circa) 1.500, ancora oggi conservata nel suo suggestivo aspetto. Il tutto lungo un sentiero la cui storia si perde nei secoli, che fu un’importante via di comunicazione, e che ancora oggi permette di accedere, idealmente, alle epoche più diverse. Un sentiero – in definitiva – che merita sicuramente di essere conosciuto e valorizzato.

Il ponte romano sul rio Gazzo
Foto di Adele Nannetti

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