
La questione dei trasporti e delle relative infrastrutture è oramai da anni al centro del dibattito pubblico locale, oltre che uno dei temi oggetto dell’attenzione degli enti locali. Ed è senz’altro di fondamentale importanza che l’attenzione su questo argomento rimanga alta: l’isolamento dei nostri luoghi, in assenza di vie di comunicazione efficienti, non può che accentuarsi, con tutti gli effetti che ne conseguono.
Nell’ultimo periodo, in particolare, sono emerse numerose criticità e sono state adottate soluzioni che hanno riportato la questione in primo piano. Partendo dal Comune di Garessio, sappiamo bene che a seguito degli ultimi eventi alluvionali si è reso necessario l’abbattimento, oltre che del ponte Odasso, anche di quello della statale 582, con la conseguente necessità – in particolare per i mezzi pesanti – di passare sul ponte di Barjols.
Mentre tuttavia l’iter per la ricostruzione del ponte Odasso è cominciato da tempo, permettendo proprio in questi giorni l’inizio dei lavori, la stessa cosa non si può dire per il secondo ponte, nonostante le reiterate richieste del Comune in tal senso. Sembra così che la situazione non sia destinata a mutare, almeno nel breve termine.
Considerando poi l’Alta Val Tanaro, sono note le problematiche che riguardano la statale 28: di progetti più o meno ambiziosi, diretti al consolidamento dell’infrastruttura o alla realizzazione di percorsi alternativi per evitare i tratti più pericolosi, si parla non da anni ma da decenni, senza che tuttavia nulla di concreto sia stato realizzato. E ciò, nonostante il significativo aumento del traffico – sia di mezzi pesanti che non – che interessa la statale 28 a causa dell’interruzione del tunnel del Tenda e della poca appetibilità delle autostrade, che non garantiscono tempi di percorrenza più rapidi.
Che la statale 28, in particolare nell’entroterra ligure, non sia adatta a una tale mole di traffico, soprattutto di camion, è fatto da tempo appurato. Tanto che lo scorso anno una discussa ordinanza del sindaco di Pornassio ha vietato il transito ai mezzi pesanti nel territorio del Comune: tale drastica decisione ha avuto il merito di mettere in luce una situazione che da anni causa disagi a chi percorre la statale del colle di Nava, e soprattutto agli abitanti di quelle zone.
Di fronte a tale, complicato, quadro, è ultimamente tornato alla ribalta il progetto del traforo Armo-Cantarana, anch’esso ipotizzato da anni ma mai realizzato.
L’apertura del traforo, tuttavia, pare, al momento presente, quantomeno illogica, ove si consideri lo stato della statale 28, che al traforo conduce. Un ulteriore aumento del traffico rischierebbe di creare ancora disagi alla popolazione locale, a meno che non vengano contestualmente realizzati interventi sulla statale.
Una precisazione è a questo punto necessaria: questa considerazione non vuole essere una critica gratuita alla realizzazione di un’opera che, in sé, può sicuramente avere una chiara utilità. Né si intende opporsi ad ogni nuova opera, con un atteggiamento purtroppo diffuso che non fa che rallentare lo sviluppo.
Tuttavia, come si diceva, pare che altri interventi siano molto più urgenti: basti pensare che nelle ultime due settimane ben due diverse frane hanno interessato la statale: una meno grave, nel territorio di Bagnasco, e una più importante, nei Rocchini, tra Nucetto e Ceva, che ha causato la chiusura di una corsia – e che avrebbe potuto avere conseguenze nefaste, qualora si fosse verificata durante il passaggio di un malcapitato.
La notizia del traforo è stata in seguito oscurata da quella della possibile riattivazione della ferrovia Ceva-Ormea, ad opera di un vettore privato. Il ritorno del trasporto ferroviario è stato richiesto, negli ultimi anni, da una buona parte della popolazione, a seguito dell’interruzione del servizio, risalente a oltre dieci anni fa, a causa dello scarso numero di passeggeri.
L’entusiasmo per la notizia della riapertura è stato tuttavia smorzato dall’annuncio circa le tempistiche necessarie: i treni cominceranno a circolare soltanto dal 2028, in quanto sono necessari numerosi lavori sulla linea. Questa circostanza – che tra l’altro era stata in precedenza taciuta anche ai Comuni della valle – ha causato lo stupore dei sindaci, che hanno prontamente chiesto un incontro con RFI, il soggetto che si occuperà dei lavori, per avere delucidazioni, anche considerato che sui binari in questione circolano periodicamente treni turistici.
Oltre alle tempistiche, sorprende anche la spesa necessaria per i lavori: ben 30 milioni di euro. Una cifra davvero importante, che probabilmente nessuno immaginava sarebbe stata investita sui binari della Ceva-Ormea – soprattutto se si considera che la linea fu dismessa per la carenza di passeggeri.
Anche per quanto riguarda il treno, dunque, non resta che attendere.
Ricapitolando, dunque, si può auspicare che le vie di comunicazione siano oggetto di interventi che possano veramente aumentare la sicurezza e diminuire i disagi dei viaggiatori. E che il denaro pubblico, raccolto con il contributo dei cittadini, venga speso con accortezza e lungimiranza, a vantaggio della collettività.
Scritto da Francesco Viglino