
Tra le molteplici bellezze e unicità naturali che può vantare Garessio, una in particolare ha stuzzicato la nostra curiosità. Tra Antoroto e Cima Ciuaiera, sull’Alpe di Perabruna, a 1900 metri di altitudine, si trova il REM del Ghiaccio, una grotta che cela al suo interno un prezioso ghiacciaio ipogeo, importante sia per dimensioni che come habitat di diverse specie di pipistrelli.
Quando si parla di ghiacciaio ipogeo si tratta di una manifestazione naturale straordinaria e rara, si intende un ghiacciaio permanente presente nella cavità di una grotta le cui origini risalgono a centinaia di anni fa, probabilmente durante la Piccola Era Glaciale (per l’area alpina circa da metà 1300 a metà 1800).
REM del Ghiaccio viene scoperta dagli speleologi dello Speleo Club Tanaro nel 1995, attratti dall’incavatura superficiale mai vista prima, appunto sulla dorsale di Perabruna. Durante i mesi di quell’anno ne indagano i primi spazi e presto realizzano che a 70 metri dall’ingresso qualsiasi prosecuzione è limitata dalla presenza di un corpo glaciale. Da allora lo Speleo Club Tanaro si concentra su altre grotte fino al 2011, quando, ancora molto curioso, torna sul sito. Viene constatato che il livello del ghiacciaio è sceso notevolmente e in fondo alla galleria si apre ora uno stretto passaggio tra roccia e ghiaccio che soffia furioso, lasciando ipotizzare di grandi spazi celati oltre.
Per intraprendere un percorso di studio e analisi del ghiacciaio si coinvolgono inizialmente la Dott.ssa Elena Zanella, paleomagnetista dell’Università di Scienze della Terra di Torino, già collaboratrice dell’Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi, il Dott. Luca Lanci, paleomagnetista docente dell’Università di Urbino, e il Dott. Danilo Godone, ricercatore presso il CNR IRPI di Torino (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica).
Alla prima esplorazione nel 2015, dove l’intento è prelevare una carota di ghiaccio per poterne intuire tramite analisi l’età e la storia di formazione, il gruppo viene sorpreso da un ghiacciaio visibilmente ridotto: la fessura di una decina di centimetri vista l’ultima volta è ora un varco di due metri per uno. Quella che è la conseguenza di un cambiamento climatico serrato contemporaneamente permette a tutti i coinvolti di approfondire l’esplorazione della cavità, ed è così che vengono trovati ambienti diversi, che si susseguono con dimensioni via via maggiori, a testimonianza di un antico sistema ben sviluppato. Negli ultimi anni sono state organizzate più e più spedizioni, seguendo le sue varie diramazioni, giungendo ad oggi a 2490 metri di sviluppo per un dislivello totale di 330 m.
Inoltre, pare che REM del Ghiaccio sia un sito di swarming, ossia di aggregazione autunnale, la cui funzione principale è quella degli accoppiamenti, seguita da uno scambio di informazioni riguardo i siti di ibernazione e alimentazione, stando alle parole del Dott. Toffoli, presidente dell’associazione Chirosphera. Una prima sessione di catture, condotta con l’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, ha consentito di rilevare la presenza di 8 specie differenti, tra cui l’orecchione alpino Plecotus macrobullaris, e numerosi resti fossili e subfossili di altri pipistrelli.
REM del Ghiaccio è incluso nel progetto di studio e monitoraggio promosso da Arpa Piemonte e il DIATI del Politecnico di Torino (Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture) su alcune delle ice caves nelle Alpi Liguri e Cozie, volto a comprendere i meccanismi di formazione dei depositi di ghiaccio in grotta e la loro recente evoluzione nel contesto dei cambiamenti climatici. Consiste in un monitoraggio dell’umidità e delle temperature, sia in diversi punti della grotta che in esterna. Sul nostro sito sono presenti due corpi glaciali ipogei, probabilmente resti di un unico antico ghiacciaio.
Presso l’Euro Cold Lab del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano Bicocca sono in corso le analisi cristallografiche delle sezioni sottili e le analisi isotopiche (quest’ultime a cura dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) di alcuni prelievi di carote di ghiaccio effettuati nel 2019, parte della sezione verticale del ghiaccio principale, ad oggi già drasticamente ridotto.
Il riscaldamento atmosferico che si riscontra in questi ultimi anni ha ripercussioni anche nelle profondità delle grotte, e si sta assistendo purtroppo ad un lento e inesorabile declino del ghiacciaio.
Ringraziamo specialmente la Dott.ssa Raffaella Zerbetto per le informazioni preziose e le analisi in merito allo status attuale in cui versa il ghiacciaio, ed insieme a lei, anche tutti gli e le speleo dello Speleo Club Tanaro.

Bibliografia
STUDIO e MONITORAGGIO DELLE GROTTE CON GHIACCIO NELLE ALPI PIEMONTESI, L.Paro e B.Vigna https://aineva.it/wp-content/uploads/Pubblicazioni/Rivista96/NV96_06.pdf
Catasto Speleologico Piemontese e Valdostano
Scintilena e Alpidoc
Atlante delle aree carsiche piemontesi – Volume 2 – AGSP
Articolo scritto da Aurora Sappa e Michele Odda