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Lungo il rio S. Mauro la passeggiata della mia vita in cinque episodi. Episodio 3: la Pensione San Mauro, il bivio per il Castello ed il prato sotto la grotta.

- 06/12/2024

Intrapresa la passeggiata, è presente sulla sinistra rispetto al nostro senso di marcia, seppur oggi inutilizzata, la “Pensione San Mauro”. Precedentemente forse un mulino, la struttura fu sopraelevata e trasformata in albergo nel corso degli anni ‘50 dalla famiglia Ghiglia Odasso ed è rimasta attiva sino ai primi anni del nuovo millennio. L’evoluzione sociale ed economica ha portato alla sua chiusura, ma quando eravamo ragazzi offriva servizio di albergo, bar, ristorante e, in tempi più recenti, pizzeria. Dotata di giardino, campo bocce, dondoli e altalena, era un vivace punto di ritrovo. Aveva una clientela affezionata fatta di villeggianti e persone del posto e volentieri passavamo di lì per un gelato, un ghiacciolo, un giro in altalena, due chiacchiere tra di noi o con i clienti più habitué o, alla sera, una pizza.

Fui certamente tra gli ultimi clienti della locanda, avendovi soggiornato per una settimana con mia figlia piccola nel 2004. Ricordo ancora la gentilezza dei gestori, il buon servizio e l’arredamento delle camere, che riportava indietro nel tempo direttamente agli anni ’60 del secolo scorso. Mentre passiamo, tutti proviamo la speranza di una sua futura ripresa adattata alle esigenze di una moderna clientela.

Finisce l’asfalto con un breve tratto in salita al termine del quale c’è l’attacco del sentiero che porta ai ruderi del Castello. È il versante più ripido; chi volesse salire più comodamente al prato sommitale, può percorrere il sentiero dal lato opposto che parte da via al Castello. Da lassù si può godere di un panorama straordinario sulla conca garessina. Una breve deviazione nei ricordi è inevitabile: le discese con il bob lungo il ripido sentiero innevato dopo averlo battuto a mo’ di pista, mio papà, che raccoglieva sotto le betulle sacchetti di gambe grigie (gli unici funghi che trovava!) e le feste, le incredibili feste sul Castello, che organizzavamo intorno a Ferragosto, in quel tempo che dà il via all’età adulta. Mangiavamo, cantavamo, ballavamo, eravamo tantissimi e bellissimi come tutti i ragazzi a quell’età. Si dormiva sotto le stelle su giacigli di fortuna ed ogni anno veniva proclamato “Il Re del Castello” a chi di più aveva stupito la compagnia con le sue gesta. Ancora un ricordo legato a queste feste è l’indimenticabile ed irripetibile trasporto a braccia, lungo il sentiero più ripido, di un gruppo elettrogeno necessario ad illuminare l’intera area della festa.

Lasciamo il bivio e, proseguendo in piano su fondo sterrato regolare e ben conservato, costeggiamo un piccolo spazio erboso rialzato, sul quale dominano due magnifici castagni secolari il cui frutto può allietare il palato dei suoi estimatori. Raggiunta una panchina in legno si può notare una traccia che scende rapidamente al ruscello: porta nei pressi del “Lago della biscia”, punto dove il corso del rio si allarga a formare un piccolo specchio d’acqua, incorniciato tra ontani e cascatelle, bello per giocare, rinfrescarsi e fare fotografie. Le rocce umide, potenziali cause di scivoloni, richiedono molta attenzione.

Se invece di volgere lo sguardo al ruscello ci voltiamo a destra rispetto al senso di marcia, notiamo un prato sopraelevato sostenuto da un caratteristico muretto a secco. Oggi conteso con il bosco, un tempo era una delle aree in cui Aldo portava le vacche e questo lo rendeva sempre libero da erbacce e ottimo, nei periodi in cui non rovinavamo il pascolo, come terreno di gioco per le partite di pallone pomeridiane. Salendo poco più su, un’altra piccola area prativa ospita una grotta da cui spira una costante brezza, refrigerio nella stagione estiva.

Il prossimo episodio avrà come titolo “La pista delle barchette e la grotta dei folletti”; se il titolo vi incuriosisce, possiamo procedere insieme lungo la via.

Nella foto: La Pensione San Mauro raffigurata in un quadro di Celestino Ghiglia.

Scritto da Maurizio Gualdi

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