
Come abbiamo già accennato in chiusura nell’articolo d’introduzione alle lettere dal ponte, questo articolo si concentrerà sulle esperienze di cinque lavoratori che gestiscono attività commerciali in prossimità del ponte che, dopo essere state colpite dall’alluvione, sono riuscite a rialzarsi e oggi vedono da vicino l’inizio dei lavori del nuovo ponte. Sfruttando la loro disponibilità, per cui li ringraziamo, abbiamo colto l’occasione per fargli qualche domanda sullo stato dei risarcimenti, sul loro rapporto con il ponte Odasso e una loro opinione circa il ponte Lepetit e sulle problematiche legate alla viabilità; tutto questo anche alla luce del confronto tra la ditta che si occuperà della costruzione del ponte e le attività commerciali, organizzato dal Comune di Garessio e tenutosi a fine dicembre scorso.
Il primo dei commercianti che incontriamo è Andrea, giovane barista che da quattro anni è proprietario del Caffè Torino, in piazza Marconi (uno dei luoghi più colpiti dalle inondazioni). Nel 2020, poco tempo dopo aver prelevato l’attività, ha dovuto affrontare oltre all’emergenza covid anche l’alluvione, che ha portato all’interno del locale circa due metri d’acqua. I danni, oltre al materiale in magazzino, hanno riguardato: bancone, frigoriferi, impianto elettrico, tavoli e sedie; la prima conta dei danni ammontava intorno ai 60-70 mila euro, in parte alleggeriti grazie all’aiuto ricevuto da alcune aziende (come la M4 Grandi Cucine di Peveragno) che hanno rimesso gratuitamente in funzione le attrezzature danneggiate, ma la restante parte della spesa è stata inizialmente a completo carico dei proprietari che stanno ancora aspettando i risarcimenti statali. Per il barista il pensiero del giorno dopo l’inondazione, quando per la prima volta è rientrato nel locale, è ancora un ricordo traumatico. Rispetto al progetto del nuovo ponte Andrea sembra ottimista ed è stato rassicurato dall’impresa che si occuperà dei lavori (durante il confronto svoltosi in comune) sul fatto che si riuscirà a trovare uno spazio per sistemare qualche tavolo all’esterno del locale (nella bella piazzetta ormai ritrovo fisso per l’aperitivo di tantissimi garessini). Rispetto al ponte Lepetit, Andrea ci dice che pensa sia sicuramente un intervento prioritario, anche se lontano dal suo raggio di diretto interesse, proprio per i disagi causati dall’aver canalizzato tutto il traffico dei mezzi pesanti sul ponte di Barjols.
Paola, è invece da cinque anni proprietaria del negozio di abbigliamento Fiocco di Neve, in via Vittorio Emanuele, a qualche metro dal ponte. Il suo locale è leggermente più lontano dal fiume rispetto a quello di Andrea, ma durante l’alluvione il fango ha comunque sfondato sia l’ingresso frontale, sia quello anteriore, arrivando a raggiungere il metro e mezzo. Si ritiene “fortunata” rispetto a tante altre attività, ma i danni sono stati comunque intorno ai 25-35 mila euro, dei quali neanche a lei è ancora arrivato nulla, nonostante le tre domande già compilate durante questi quattro anni. Rispetto al nuovo ponte, sembra abbastanza convinta della bontà del progetto e si augura che venga completato in fretta, sicuramente ci saranno dei disagi a causa dei lavori, ma disagi che vale la pena sopportare per tornare ad avere finalmente un paese unito.
Tristano è da sei anni uno dei soci del Kavarna Pub, il suo bar si trova in prossimità del vecchio mulino ed è ormai da tanti anni uno dei centri principali della vita notturna garessina. Anche lui colpito dall’alluvione, ha avuto danni ingenti soprattutto relativi alle scorte in magazzino, ma anche danni strutturali ai motori dei frigoriferi, la parte più colpita è proprio quella dell’ex mulino che rimanendo sotto la strada è finita sommersa di acqua, fango e detriti. In termini economici i danni sono dell’ordine dei 40 mila euro, i risarcimenti istituzionali dopo anni non sono ancora arrivati (le richieste sono già state inoltrate più volte), ma ci tiene a ricordare le piccole iniziative di aiuto nate in quel periodo, fa l’esempio dell’Iscom di Cuneo o di alcune cantine che hanno inviato del materiale per poter aiutare a ripartire. Tristano non è originario di Garessio e scherzando si dice meno affezionato al vecchio ponte (ma riconosce il valore storico e affettivo che aveva per la comunità), quindi ci spiega come forse sia stato per lui più facile dirgli addio, l’abbattimento era inevitabile e non era possibile soprassedere ancora. Anche lui poco prima di fine anno ha partecipato al confronto avuto con la ditta appaltatrice in comune, ed aspetta l’inizio dei lavori con curiosità. Rispetto al ponte Lepetit pensa che si tratti di un’opera urgente perchè ad essa si collega un discorso relativo alla viabilità, coi mezzi pesanti che si sono ritrovati a passare per strade molto strette in mezzo al paese, creando un disagio non indifferente ad autisti, cittadini e anche a quelle strade che probabilmente non erano state immaginate per questo tipo di veicoli e che cominciano a mostrare il segno di questo passaggio forzato.
Pietro è il figlio del proprietario della macelleria La Bottega delle Carni, dove anche lui lavora ormai da quasi nove anni. Si tratta di un’attività storica che è stata inaugurata negli anni ’70 dal nonno di Pietro, e ha quindi tristemente assistito a tutte e tre le alluvioni garessine (all’entrata del negozio, anch’esso in via Vittorio Emanuele, si possono notare i segni dei livelli d’acqua raggiunti nelle varie alluvioni). Durante l’ultima alluvione l’acqua è arrivata fino al mezzo metro circa, i danni più importanti sono stati quelli relativi a frigoriferi e congelatori, ma anche per i muri (complici anche e soprattutto le altre due alluvioni) si è trattato del colpo di grazia (anche lui come gli altri commercianti non ha ancora ricevuto i soldi di risarcimento); dopo l’alluvione quindi hanno deciso di rifare completamente il negozio a loro spese. Per Pietro l’abbattimento del ponte è stato sicuramente un peccato, si trattava di un simbolo garessino, ma anche secondo lui l’ostruzionismo che finiva per creare durante tutte le piene era ormai diventato insopportabile, quindi anche per lui: scelta triste, ma obbligata. Pietro sembra credere molto nel progetto del nuovo ponte (nonostante, ci dice, le osservazioni di qualcuno circa la possibilità che una struttura del genere potrebbe stonare in mezzo al paese) e crede che la firma di Giugiaro possa essere un valore aggiunto, soprattutto agli occhi della «gente di fuori». Sulla questione del ponte Lepetit le preoccupazioni di Pietro sono molto simili a quelle di Tristano (la sua attività si trova tra il fiume e la statale, ha quindi un’esperienza abbastanza diretta rispetto all’aumento del traffico) ed auspica che ANAS o provincia possano presto sbloccare la situazione.
L’ultima dei nostri intervistati è Marta, che da esattamente tre anni è titolare del Bar Curini: parliamo di una vera e propria istituzione garessina, un bar storico situato in prossimità del ponte Odasso, sulla sponda opposta rispetto a quella del Kavarna Pub, ma la stessa di Caffè Torino, Fiocco di Neve e Bottega delle Carni. Nel 2020 non lavorava ancora in questo bar, ma sà che il vecchio proprietario ha dovuto affrontare dei danni ingenti: allagamento del locale cucina, della cantina, del bar e del dehors. Lei, probabilmente, subirà dei gravi disagi a causa dei lavori di ricostruzione, poichè l’ancoraggio del ponte sarà proprio davanti all’ingresso del bar, ma nonostante questo anche lei è ottimista circa la realizzazione e pensa che l’autorevolezza di chi ha firmato il progetto porterà dei benefici a tutto il paese. Anche lei è sicura della necessità della ricostruzione del ponte Lepetit, con motivazioni che sono pressochè le stesse degli altri intervistati.