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Verso il mare e sui monti

- 13/04/2025

Frazione Le Volte fa parte del comune di Garessio e dista circa 5 chilometri dal paese, al di là dello spartiacque padano, sulla via per il mare di Albenga. Luogo attraversato principalmente da villeggianti, quasi addirittura sconosciuto ad alcuni garessini, abbiamo pensato di visitarlo e incontrare coloro che vi abitano. Infatti, dacché negli ultimi vent’anni era qui stabile solo la famiglia Gori, oggi si sta costituendo una piccola colonia lombarda [ridendo].

Abbiamo conosciuto Andrea e Clarissa, Tommaso e Italia e loro ci hanno parlato di altri nuclei per i quali nell’insieme Le Volte conta una quindicina di abitanti più o meno fissi. Appunto, quasi tutti di origine lombarda, ad esclusione di Riccardo, originario proprio della frazione che, dopo una vita fuori sede, insieme alla moglie Barbara, sta aggiustando una casetta per tornare; e Clarissa, cresciuta ad Albenga ma legata a questa terra per discendenza da generazioni. 

Clarissa e il compagno Andrea sono i proprietari di Cascina Chiré, cos’è Cascina Chiré e come nasce? 

“È un progetto rurale che nasce da un sogno: ritornare a vivere tradizioni, sentieri, vita contadina. Leggenda famigliare narra che le mura di questa struttura siano state costruite grazie alle pietre che un prozio materno faceva portare agli spasimanti della figlia che venivano a farle la corte. Mia mamma ha ereditato la cascina, mio padre è di Cerisola e ha sempre avuto i cavalli, quando si sono sposati hanno unito i terreni. Mia nonna è nata proprio in questa casa e la mia famiglia pur non abitandoci stabilmente ne ha sempre avuto cura” dice Clarissa.

“Lei mi ha sempre nominato questo posto, ma solo dopo un anno di relazione me lo ha mostrato, ed io ne sono rimasto immediatamente affascinato!” incalza Andrea. 

“Tecnicamente si tratta di una residenza di campagna, abbiamo optato per questa destinazione d’uso perché oltre a prevedere il pernottamento, spinge a favorire lo sviluppo delle attività culturali e delle tradizioni del territorio, che è esattamente il nostro focus.”

La proprietà è composta da un vasto spazio verde ed è circondata dal bosco, vediamo una casupola di legno adibita a camera da letto per gli ospiti con un’intima vasca esterna per il bagno, le stalle degli animali e la casa principale, che accoglie il loro privato e un ulteriore spazio per il pernottamento degli ospiti, con una grande finestra sul giardino. 

Qual è il presente della Cascina, cosa succede qui? 

“Al momento l’attività ancora non è avviata, siamo in attesa degli ultimi permessi. Prevediamo di iniziare ad accogliere per l’inizio dell’estate. Comunque sia io che Andrea abbiamo i nostri altri impieghi, io sono educatrice, insegnante di sostegno ad Albenga e laureanda in pedagogia, lui ha un impiego in smart working. Noi viviamo in pianta stabile qui da aprile scorso e questo ci ha permesso di essere più presenti sui lavori di ristrutturazione.” 

“Per quanto la sua famiglia sia sempre venuta, noi abbiamo fatto interventi importanti e questo è stato un cantiere per diverso tempo, quando ci siamo trasferiti inizialmente dormivamo in tenda e non c’erano porte. Per noi è stato fondamentale che la casa richiamasse la natura e che le risorse fossero del territorio il più possibile, abbiamo sperimentato con l’intonaco in terra cruda recuperato dagli scavi della corrente elettrica per esempio. Ci siamo riforniti da aziende di Garessio per i materiali, abbiamo cercato, inserito e ricreato pietra, legno e muschio.” 

Riguardo le attività culturali e il rispetto delle tradizioni, cosa avete in mente? 

“Partendo da noi come persone valorizziamo una forma di scambio e di veicolo del sapere tipica delle collettività che si oppongono alle società individualiste, questo arricchisce la comunità che vive qua, ci aiutiamo quando serve, dal momento in cui troviamo valori condivisi nel legame con la montagna e con la natura. Oggi facciamo pranzo tutti insieme, una delle case ha il forno a legna che mette a disposizione per cucinare pane e pizze… cose così, semplici.”

“Pensiamo ad attività territoriali mirate, abbiamo recuperato uno dei sentieri. Io mi diletto con l’audiovisivo e ho anche qualche progetto filmico/documentaristico in mente. Principalmente, proprio per la rete umana che stiamo coltivando qui, io immagino la possibilità di incentivare la tradizione pastorizia e fare il formaggio, imparare la lavorazione del cuoio e creare laboratori di abbigliamento sostenibile e chissà… Ad esempio tra i nostri animali abbiamo la pecora garessina e vogliamo organizzare passeggiate del pastore, evitando di inciampare negli amati trekking con alpaca tanto in voga, quanto fuori luogo. I cavalli invece non sono cavalcabili, nel lungo periodo forse vedremo Clarissa cimentarsi anche con la pet therapy, le idee non mancano ecco.”

Andrea fa qui riferimento proprio ai suoi vicini che, ognuno con la propria personalità più o meno radicale, tra pecore, artigianato, e riciclo si tengono impegnati a creare uno stile di vita il più rispettoso possibile dell’ecosistema. Italia, arti_ficio su instagram, cuce a mano creazioni uniche 100% sostenibili; Tommaso vive in modo spartano senza elettricità immerso nel bosco insieme alle sue pecore; subito prima di casa sua troviamo la Casa Magica “luogo di ritiro dove persone legate all’ideale di vita semplice e principi elevati si incontrano per vivere la spiritualità, godendo dell’aria pura, dell’acqua di fonte, della bellezza del bosco e del silenzio. Un posto dove coltivare la pace, iniziato negli anni ‘80 e portato avanti ancora oggi con gioia”; e ancora, la famiglia Gori che ama coltivare l’orto e autoprodurre ciò di cui hanno bisogno. “Qui crescono bene patate, fagioli, cavoli, mais… i pomodori non vengono e così non ne mangiamo molti!” ci racconta Livia, artigiana e artista che lavora con vetro e lana, compagna di Igor (artigiano del cuoio) e mamma di Ilkay e Jaia (studentesse che definiscono scherzando l’intera famiglia polivalente) e, sicuramente, ottima cuoca di fagioli a giudicare dal profumo che ci accoglie nella loro cucina. 

Voi siete i primi arrivati e siete stati da soli per molto tempo, ci raccontate la vostra esperienza? 

“L’Abitante delle Volte era Adelmo Vinai, quando siamo arrivati lui era qui. Era il 2005, eravamo Igor ed io, la piccola primogenita che allattavo e il cane. Tutti i soldi che avevamo erano stati investiti nell’acquisto della casa che all’epoca non aveva assolutamente niente, né bagno, né tetto, era come La Casa di Endrigo; noi ci siamo presentati in campervan, sul quale avevamo abitato fino a quel momento, avevamo i dread e già lavoravamo come artigiani sui mercati; penso che Adelmo lo avessimo spaventato inizialmente!”
“Abbiamo vissuto nel bosco per 3 anni e intanto abbiamo costruito la casa di tutti materiali di recupero.”

Come mai avete eletto questo posto tra tutti quelli che avete visitato? 

“Principalmente è stato un fattore economico, qui era tutto abbandonato e quindi valeva poco. Per noi era perfetto, una bassa montagna ricca di selvatico e di acqua, vicino al mare e alla costa, dove lavoriamo tanto d’estate.” 

“Il selvatico è il nostro secondo orto, poter fare la spesa nel bosco è una ricchezza, prendiamo primule, polmonaria, calendule, rose e tanto altro.” 

Ilkay, Jaia, da bambine non avete mai sofferto l’isolamento? 

“Assolutamente no. I nostri genitori hanno sempre avuto tanti amici che incontravamo spesso e noi abbiamo creato un gruppo con i loro figli e figlie, le nostre feste sono sempre molto numerose perché spesso siamo mescolati tra adulti e adolescenti. Alcuni amici ogni tanto vengono a casa apposta per vedere nostro papà e la cosa la troviamo molto divertente e bella. Io sono molto legata alla mamma di una mia amica e spesso passo i momenti conviviali a chiacchierare più con lei che con gli altri.”

“Abbiamo fatto le Scuole Superiori ad Albenga, lì ci sono i nostri amici e amiche e non ci è mai pesato doverci spostare questo poco. Abbiamo scelto noi di andare a scuola, i nostri genitori ci avevano proposto anche l’opzione homeschooling, ma proprio per stare con ancora più persone abbiamo sempre scelto la scuola pubblica. E comunque la casa non è mai stata vuota, è sempre venuta molta gente a trovarci, chi per qualche giorno, chi per più tempo.” 

Siete contenti che sembra si stia ripopolando la frazione? 

“Noi sì, siamo felici che si stia creando una bella rete di condivisione, riscontriamo valori comuni. Accogliamo volentieri le mentalità non capitaliste. Non ci piace quando vengono mercificati degli stili di vita che acquisti con un paio di corsi, chi si appella a istanze che erano libertarie e le traduce in un prodotto da vendere al grande pubblico. La mercificazione dell’idea è l’espressione più pura del capitalismo e questo ci fa male. Recuperare una memoria anche storica di quella che è stata tradizione del luogo è nobile; il ritorno alla montagna, alla natura, il riabitare ciò che è stato spopolato va fatto consapevolmente, incalzare su ciò che è in voga al momento per vendere pacchetti di lusso è meno bello.” 

“Noi siamo sempre stati per non portarci i turisti a casa, siamo noi che andiamo a vendere nei luoghi adibiti e poi abbiamo il nostro posto dove ritirarsi. Ognuno cuce su di sé la formula che crede migliore e soprattutto ci sono tanti modi diversi di offrire servizi, non tutti sono deleteri, dipende da quale scopo hai nel farlo.”

E a dimostrazione di quanto detto, lasciamo la grande tavolata apparecchiata per gli invitati al pranzo di vicinato, rifiutando con dispiacere un invito rivolto anche noi, ma soddisfatti di aver passato una mattinata di chiacchiere tra gli abitanti di Le Volte. 

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